Concetti principali del progetto MAMELI

  1. Solo una piccola parte del nostro DNA è costituita dai geni che codificano le proteine. Solitamente attribuiamo maggior valore a queste sequenze perché conosciamo la loro funzione. Ma sappiamo che queste sequenze genetiche rappresentano solo circa il 1-2% dell’intero genoma umano. Il rimanente 40% è costituito da sequenze che sono state tradizionalmente chiamate “DNA spazzatura” perché sembravano non avere alcuna funzione.
  2. Ogni cellula del nostro corpo deve comunicare costantemente con l’ambiente circostante, sapendo cosa fare e quando farlo. Questo dialogo costante tra l’organismo e l’ambiente circostante viene definito “esposoma”. L’esposoma comprende tutti i fattori interni ed esterni che influenzano la salute umana nel corso della vita. In un organismo sano, ogni cambiamento nell’esposoma deve essere decodificato e tradotto in funzioni cellulari per massimizzare le possibilità di sopravvivenza.
  3. Il progetto MAMELI coinvolgerà 6200 partecipanti residenti nella città di Legnano, in provincia di Milano. Ogni partecipante verrà monitorato per due settimane consecutive prima del prelievo di sangue. Verrà utilizzato un braccialetto (FitBit) per registrare il battito cardiaco e la sua variabilità, la qualità del sonno e il livello di attività fisica. Saranno anche monitorate la qualità dell’aria, la dieta, il consumo di acqua/alcol, il fumo di sigaretta, l’umore e il benessere psicologico dei partecipanti.
  4. Attraverso questo progetto, speriamo di comprendere meglio come il nostro genoma si adatti all’ambiente circostante, aprendo la strada a nuovi approcci per la comprensione e la tutela della salute umana.

Razionale e obiettivi del progetto MAMELI

L’esposoma è definito come la totalità delle esposizioni che gli individui incontrano nel corso della loro vita. Il campo emergente dell’esposomica investiga come queste esposizioni influenzano la salute. Il legame tra esposoma e salute è sorprendente, poiché il rischio di malattia è ampiamente determinato da fattori di rischio comportamentali, ambientali e occupazionali, molti dei quali sono modificabili, almeno potenzialmente.

I dati integrati sull’esposizione possono essere ottenuti da biomarcatori, sensori, sistemi di informazione geografica e strumenti convenzionali come i questionari. Tuttavia, l’ampio sforzo richiesto per raccogliere queste informazioni complica la loro applicazione su grandi popolazioni. Inoltre, si sa poco sulle complesse interrelazioni tra i fattori di rischio simultanei in contesti di vita reale e su come essi siano correlati allo sviluppo delle malattie.

Sebbene molte delle esposizioni che compongono l’esposoma siano estremamente comuni (ad esempio, l’inquinamento dell’aria), solo una minoranza di individui esposti sviluppa determinate malattie, probabilmente a causa di caratteristiche individuali che modificano la suscettibilità agli stress ambientali. Questa osservazione solleva domande estremamente interessanti: la capacità di adattarsi agli stimoli ambientali può spiegare le differenze nelle risposte individuali alle esposizioni? Possiamo tracciare questa capacità?

In questo contesto, MAMELI mira a creare un “laboratorio vivente” della dimensione di una città che consenta di investigare un’ampia gamma di fattori ambientali in un sistema relativamente controllato, sfruttando la miriade di fattori di rischio comportamentali, ambientali e occupazionali riscontrati in una popolazione urbana.